Mollusco bivalve (Lithophaga lithophaga) che deve il nome classico alla sua grande capacità di perforare le rocce sommerse e quello italiano alla sua forma allungata e al colore bruno castano, che ricordano il dattero.
Il dattero di mare è dotato di una conchiglia composta da due valve uguali, molto allungata e con le estremità arrotondate.
Il guscio è leggero e ricoperto da una membrana molto fine e aderente; in mare, il lato esterno delle valve è quasi fosforescente, mentre l’interno ha una colorazione madreperlacea. Il dattero di mare cresce molto lentamente e può raggiungere le dimensioni di 8-10 cm.
È un animale a sessi separati; il periodo di maturità sessuale coincide con i mesi di luglio-agosto.
Dopo lo stadio larvale, i datteri di mare si fissano con il bisso (il filo corneo che i molluschi secernono per attaccarsi alle superfici sommerse) ad una roccia calcarea, e da qui inizia la fase di escavazione, che porta alla formazione di una vera e propria galleria in cui si insediano e rimangono per tutta la vita. Il dattero di mare si nutre di materiale organico in sospensione, raccolto attraveso un piccolo sifone.
Vive in queste piccole gallerie scavate nelle rocce soprattutto calcaree, anche molto resistenti, come graniti e marmi, fino a raggiungere una profondità di 20 cm.
Il dattero di mare è reperibile in tutti i mari del mondo, anche in quelli tropicali; in particolare è molto diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Mar Rosso.
La pesca è vietata, in quanto è invasiva e risulta molto distruttiva nei confronti degli ambienti e dei litorali rocciosi che ospitano i datteri; allo stesso modo ne è vietata la commercializzazione.